Costa Concordia. 5 anni dal tragico naufragio

di redazione 14/01/2017 CULTURA E SOCIETÀ
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Alle 21.45 del 13 gennaio del 2012 la nave di proprietà di Costa Crociere urtò un piccolo scoglio situato a circa 500 metri dal porto dell'Isola del Giglio provocando uno squarcio di 70 metri nello scafo e facendo arenare davanti a Punta Gabbianara l'imbarcazione, la più grande nave passeggeri mai naufragata.

A bordo della nave, salpata da Civitavecchia per Savona, c'erano 4.229 persone, 3.216 passeggeri e 1.013 membri dell'equipaggio. I morti furono 32, tra cui 12 tedeschi, 7 italiani e 6 francesi, a cui si aggiunge la morte di un sommozzatore spagnolo durante i lavori di rimozione del relitto; 157 i feriti.

Finì sugli scogli a causa della rotta decisa dal comandante Francesco Schettino, che scelse di "navigare secondo il suo istinto marinaresco, più a ridosso dell'isola, confidando nella sua abilità", hanno scritto i giudici. E che lasciò la nave saltando su una lancia quando, secondo i magistrati, ancora diverse persone si trovavano a bordo.

L’ormai tristemente celebre inchino il pericoloso omaggio che i comandanti delle navi – in quel caso Francesco Schettino – rendevano abitualmente all'isola finì in tragedia. La Concordia si schiantò sugli scogli provocando una falla sul lato sinistro dell'imbarcazione.

 All'1.46 del sabato mattina avvenne la tristemente famosa telefonata, l'ennesima dalla Capitaneria di Porto, in cui il comandante De Falco ordinò: "Schettino torni a bordo". Fu un disastro per il quale Schettino è stato condannato in primo grado a 16 anni e un mese. Per lui anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e per 5 anni come comandante di nave. Pena confermata in appello il 31 maggio scorso con in più il divieto, per 5 anni, di praticare qualsiasi professione marittima. Si attende ora la Cassazione a cui ha fatto ricorso la difesa di Schettino, chiedendo l'annullamento della sentenza. Pene inferiori a 3 anni invece per altri indagati che scelsero di patteggiare: il comandante in seconda Ciro Ambrosio, il terzo ufficiale Silvia Coronica, il timoniere Jacob Rusli Bin, il responsabile della sicurezza di Costa Roberto Ferrarini, l'hotel director Manrico Giampedroni.

In ricordo di quel disastro, come accade ormai dal 2013, all'isola del Giglio - i cui abitanti furono i primi soccorritori dei naufraghi e che per oltre due anni hanno convissuto con il relitto della Concordia prima del suo trasferimento a Genova - il 13 gennaio, nella chiesa dei Santi Lorenzo e Mamiliano si è celebrata la messa di suffragio.

A Punta Gabbianara invece la posa di una corona di fiori in mare in memoria delle vittime che saranno ricordate anche con una fiaccolata fino alla lapide al molo rosso che testimonia il disastro e con la 'tufata' delle sirene delle imbarcazioni in porto e il minuto di silenzio.  Dopo la tragedia, il mare Dopo la tragedia del naufragio della Costa Concordia, sepolte le vittime e raggiunta una prima verità giudiziaria, lo sforzo è stato quello di cercare di cancellare le tracce lasciate dal disastro sull'ambiente. Un fondale marino unico, quello dell'Isola del Giglio, da restituire il più possibile simile a come era prima del 13 gennaio 2012.

Così il giorno dopo la partenza della nave verso il porto di Genova sono cominciate le operazioni di pulizia dei fondali, condotte da un consorzio di imprese, la Titan e la Micoperi, che ad aprile toglierà dal mare del Giglio anche le ultime piattaforme. Il ripristino dello stato dei luoghi è sempre stato una delle prerogative imprescindibili dell'isola, perla dell'Arcipelago toscano. La Micoperi 30, la grande chiatta galleggiante che fa compagnia ai gigliesi da quasi 5 anni, sta rimuovendo tutti i detriti all'interno della stessa area dove la nave è stata appoggiata. Proprio in questi giorni stanno iniziando le attività di rimozione dei sedimenti nei fondali profondi più di 30 metri, allargando di fatto l'area da ispezionare perché le correnti, in questi anni, hanno allargato l'area da pulire.  "Quando vidi quella nave piegata su un fianco, ormai cinque anni fa – ha detto il sindaco Ortelli a Rai News - non credevo che sarebbero riusciti a portarla via. Non potevo avere una cognizione chiara dei tempi. E invece, grazie ad una serie di operazioni di ingegneria impensabili a quel tempo, il relitto della Costa Concordia è soltanto un lontano ricordo". "Chi ha pensato che quest'Isola e i suoi abitanti abbiano avuto vantaggi dall'incidente della Concordia, si sbaglia. Nell'immaginario collettivo si è pensato ad una crescita nei mesi invernali che invece si è tradotto in un deficit.

Molti turisti fidelizzati ci hanno abbandonato. Ci vorrà tempo per riportare quella gente sull'Isola", ma, aggiunge, il mare "è pulitissimo, come lo è sempre stato. L'isola in questi anni è stata la più controllata del mondo", ha aggiunto.

Quel che resta della Concordia Il Consorzio San Giorgio del Porto sta finendo, in bacino a Genova, le operazioni di smontaggio. Circa 150 tecnici stanno procedendo al taglio orizzontale del ponte A e alla rimozione di blocchi della parte di poppa dello scafo, poi quel che resta della nave sparirà fissando per sempre nel ricordo di tutto il mondo lo sciagurato naufragio avvenuto a pochi passi dalle coste dell'Isola del Giglio. Dopo la conta dei morti, la nave è stata raddrizzata con un esempio altissimo di ingegneria e trascinata lì dove era nata il 2 settembre 2005 per andare a morire, in porto a Genova, con un'operazione mediatica enorme.

Fin da subito si capì che l'ecosistema marino della perla dell'Arcipelago toscano avrebbe subito gravi danni. Allora sembrava quasi impossibile rimuovere il relitto, raddrizzandolo e trasportandolo addirittura fino a Genova, arginando danni ambientali ancor più grandi.

Invece, grazie a un'opera ingegneristica che farà scuola in tutto il mondo, è stato fatto. Ad aprile, almeno dal punto di vista dell'isola, si potrà scrivere definitivamente la parola fine alla vicenda Concordia.

Ad oggi, però, si lavora ancora per cercare di riportare i luoghi allo stato originario, ma non è un'operazione facile, visto che il fondale dell'Isola è molto delicato.

Il consorzio formato da Titan e Micoperi si sta occupando di eliminare le ultime piattaforme. La chiatta Micoperi 30 si sta occupando inoltre di rimuovere i detriti lasciati nell'area dove si appoggiava la Costa Concordia.

In questi giorni, sono state avviate le operazioni di rimozione dei sedimenti nei fondali profondi più di 30 metri, espandendo l'area da sottoporre a controllo visto che le correnti marine, in questi 5 anni, hanno allargato l'area contaminata.

"Proseguono le operazioni conclusive di demolizione e riciclo della Concordia e i circa 150 tecnici al lavoro, stanno procedendo con il taglio orizzontale dei ponti – ponte A – e con la rimozione di blocchi della parte di poppa dello scafo. Contestualmente si stanno ultimando le operazioni di pulizia e svuotamento dei ponti inferiori e della sala macchineha fatto sapere il consorzio per lo smantellamento.


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